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Capelli

Calvizie e tricopigmentazione: ecco come funziona

Oggi parliamo di calvizie e tricopigmentazione, un argomento che riscuote molto interesse da parte di chi è affetto da questo […]

Oggi parliamo di calvizie e tricopigmentazione, un argomento che riscuote molto interesse da parte di chi è affetto da questo problema. In realtà il marketing dei cosmetici ha accentuato questa necessità dal momento che offre soluzioni per riparare o prevenire la calvizie che, nella maggior parte dei casi, sono totalmente inefficaci.

Una buona soluzione è la tricopigmentazione, un’attività che contribuisce a migliorare l’aspetto della cute attraverso la pigmentazione. Questa tecnica serve a ricostruire il capello da un punto di vista “visivo” con il deposito di pigmenti sullo strato superficiale della cute.

Cos’è la tricopigmentazione?

Questo trattamento non va di certo confuso con il tatuaggio, una tecnica del tutto differente dalla tricopigmentazione sebbene vi siano delle somiglianze. In realtà la tricopigmentazione viene effettuata da esperti con competenze tricologiche attraverso strumenti appositi che intervengono su ricostruzioni su alopecie, correzioni su cicatrici e altri interventi correttivi.

Questa tecnica può essere efficace sia negli uomini che nelle donne e serve a creare un infoltimento su capelli lunghi o rasati interessati da vari fenomeni di calvizie. Per esempio si utilizza su capelli rasati e diradati, su alopecie maschili e femminili, su aree cicatriziali e su precedenti trattamenti sulla cute che abbiano avuto esiti anomali. A differenza di altre cure tricologiche questa tecnica non impegna in cure quotidiane e offre risultati immediati. Non comporta rischi o danni alla salute della cute e non provoca fastidi o il bisogno di periodi di convalescenza.

Facciamo chiarezza sulla calvizie

Il punto è che sull’argomento calvizie vige molta confusione. Questa fa riferimento per lo più alle conseguenze estetiche sul soggetto, soffermandosi troppo poco sull’aspetto medico. In realtà “calvizie” è un termine che fa riferimento in modo generico alla perdita dei capelli ma le cause correlate sono tante e diverse tra loro.

Il termine corretto per identificare la calvizie maschile, quindi, sarebbe “alopecia androgenetica”. Si tratta di un disturbo che è causato quasi sempre dall’ipersensibilità dei follicoli piliferi verso gli ormoni sessuali androgeni. Questo comporta un progressivo diradamento dei capelli e la conseguente mancata ricrescita tale per cui si può considerare inevitabile nei soggetti predisposti geneticamente. È per questo che la maggioranza dei trattamento potrebbero essere ritardanti ma mai efficaci come mostrato nelle pubblicità.

Perché i cosmetici non servono a nulla?

Gli unici rimedi per la calvizie di efficacia sufficiente sono quelli di natura farmacologica a base di Minoxidil e Finasteride. In alternativa ci sono le soluzioni di autotrapianto e le tecniche di infoltimento tra cui, per l’appunto, vi è la tricopigmentazione.

È abbastanza noto che per prevenire un diradamento troppo veloce occorrerebbe evitare il fumo di sigaretta e di seguire un’alimentazione sana ed equilibrata. Nello specifico le proteine, gli amminoacidi e le vitamine sono elementi utilissimi alla protezione del capello. Anche  lo stress può aggravare o innescare la calvizie e, quindi, contribuire all’infiammazione delle radici pilifere.

Per questo la tricopigmentazione è una soluzione efficace e risolutiva dal momento che non tenta di influire sulle cause mediche. Essa interviene sull’aspetto estetico, spesso ritenuto come la fonte di maggior preoccupazione di chi è affetto da calvizie.